lunedì 3 dicembre 2007

Una testa diversa


Maggio. Salgo sul tram, trovo un posto libero vicino al finestrino. Mi sistemo meglio e tiro fuori dalla tasca il giornale. Oggi ci sono le torture in prima pagina.
Le fotografie mostrano Lynndie , una giovane soldatessa americana di un battaglione di polizia militare, che tiene al guinzaglio un prigioniero. Mi viene da vomitare, ma guardo e leggo.
- Persone di grado più alto mi hanno ordinato di mettermi lì e tenere quel guinzaglio perché potessero scattare la foto -
Un generale completa un rapporto di 50 pagine sull'accaduto.. Lo stato maggiore ammette che le torture hanno causato la morte di ameno 25 prigionieri
- Ragazzate-
Dichiara sua madre mentre esce dal supermercato
- Un gioco esagerato forse –
- Forse per vincere la tensione -
- Goliardia e niente altro –
- Una svista? Un sogno traditore? -
- Ma perché prendersela così tanto con lei? –
- Un angelo imbrogliato e messo in mezzo –
Il tram si ferma, sale una ragazza e s’incastra nell’unico posto libero rimasto, quello di fronte a me, le mie contro le sue ginocchia, addosso a me la stoffa dei suoi pantaloni, ha negli occhi una sfida che si sorprende di se stessa..
Continuo a leggere a proposito di Lynndie pigiato e compresso.
Finita la scuola ci sono i prati, i bar con la musica, il sesso consumato in macchina, le lattine di birra e le cosce, le gomme americane. Ci sono i fianchi e le pance di fuori e le confusioni notturne, le camice a quadretti, i toraci tattuati, i progetti impossibili. C’è la noia e la smania di partecipare a un grande sogno qualsiasi.
L’America. Sullo sfondo di una citta di provincia ci sono strade lunghe, montagne e distributori di benzina, laghi e orizzonti, fiumi e motociclette, chilometri dopo chilometri, miraggi e racconti di grattaceli e ponti, di sommergibili atomici, di pozzi di petrolio.
Sotto la protezione della bandiera, di una coscienza da salvatori del mondo, sognare ad occhi aperti è lecito, è senz’altro da farsi, a schiena dritta e senza esitazioni. Il tempo della provincia è scritto nei libri, sui cartelloni pubblicitari e nei giornali. Crescere adesso e subito si può, anzi si deve, in qualunque modo e a qualunque costo.
Basta aggrapparsi ad una giusta occasione.
L’esercito.non è soltanto una cosa da pazzi e tanto meno una cosa da uomini. Tu hai diciotto anni. Hai due seni duri che si vedono dalla maglietta, hai una bella pelle liscia e tesa, sei fatta di sogni, e di melassa. Anche l’esercito.
Mentre leggo sento gli occhi addosso di tutti quegli opprimenti passeggeri, distinguo bene l’odore delle loro ascelle e del loro malanimo verso di me….perchè sto leggendo a voce alta Ed è un’ora sconveniente per le storie di torture ? La ragazza di fronte a me, mastica rumorosamente la sua gomma americana, cerca i miei occhi. I miei occhi che hanno altro da fare. Continuo nell’orrore del racconto.
E’ un’occasione da non perdere, per scappare dalle case basse e dal verde, verso un mondo pieno di sorprese. Nel suo bar guarda la televisione atterrita mentre tracanna la quarta bevanda alcolica insieme ai compagni di scuola: in tremila seppelliti sotto le macerie delle due torri nella città del sogno, la grande mela, la grande madre.
- Da oggi, da ora tutto sarà diverso. Dovrà pur esserlo –
Dice un signore con un cappello in testa, davanti alle macerie e al fumo.
Lo dicono tutti, tutti lo gridano, tutti digrignano i denti. Al bar, in strada, in chiesa, le mucche e tutti i cani randagi della provincia, e il presidente in persona dentro il televisore.. Sua zia straparla su Perl Harbur. Il direttore della banca rivive l’incubo degli scoppi, dei due grattacieli che crollano su se stessi, della vita perduta in un attimo solo. Lui c’era, era lì, coperto dal fumo, ostaggio delle fiamme. E i vigili del fuoco? Questa è la loro tragica ballata, indimenticabile nel tempo.
Disperazione e rivincita in una marcia trionfale, orgoglio e riconquista di un futuro non più seppellito in una provincia con le ascelle sudate.
Soldato! Ecco l’occasione, ecco l’opportunità, la chiave. Un paio di pantaloni grigioverdi, e il gioco erotico di un fucile. Anche se questo è il più terribile gioco dei maschi. Una donna soldato.
La ragazza che mi sta di fronte muove due labbra silenziose. La guardo e guardo ancora la fotografia della soldatessa, , si assomigliano, non c’avevo fatto caso prima.
E’ identica. Rovista nella borsa, prende un panino, lo scarta, si guarda intorno, ecco i suoi occhi per un momento addosso ai miei.
Ed io per nascondermi continuo a leggere.
Può partecipare e alzarsi in piedi, insieme agli altri sputare in faccia a chi ha osato evocare la paura e la morte , marciare insieme per una giusta causa, maschio o femmina che sia. Un’avventura magnifica, magari anche con una medaglia, in fondo i nemici sono degli assassini da eliminare, in fondo tutto il mondo sta urlando di rabbia.
E allora si va, si va ad ammazzare. Ammazzando e gridando alleluia.
Ed ecco anche il suo eroe personale, un tipo alto, con lo sguardo iniettato di sangue, quello che posa con lei nella fotografia, con lui, fra un orgasmo e l’altro può sconfiggere la paura dei diavoli avversari. Si va ad incominciare.
Ma lei non c’è bisogno di mandarla a combattere.
- Per vincere l’orrore ci vuole anche la fantasia -
Sono io che lo dico a voce alta e me ne rendo conto. La ragazza di fronte a me, mastica piano, ingoia le mie parole insieme al prosciutto.
Lei, una dolce studentessa di provincia trasformata alla bisogna in un Dio vendicatore, lei l’attore in una messa in scena da oltretomba. I guerrieri nemici umiliati e resi schiavi da una fanciulla regalata al male. Rapidamente impara e si esalta.
Sarà un gioco fra sbattere di porte, luci al neon, odori di sudore e di sperma, gelido acciaio di armi,urina incontrollabile, gemiti di dolore, urla di varie e diverse tonalità. Insomma deve fiaccarli, piegare il morale, sfinirli, terrorizzarli, strappare via le loro divise e sostituirle con stracci ridicoli. Per poi denudarli e obbligarli a una recita oscena, giù dentro l’inferno per non risalire mai più.
- Così si possono vincere le guerre ?-
La mia domanda si perde nel rumore del traffico.
Abbasso il giornale per riprendere fiato e Ancora mi sembra che le sue labbra si muovono.
- Mi hanno ordinato d’impedire ai terroristi di dormire –
Quella è la sua voce, è così che mi ha detto. Non può essere, non può essere lei.
Urla ordini e il loro contrario senza mai fermarsi, non concedendo tregua. Lei ascolta le istruzioni affascinata, lei così, trasformata in una dea della guerra.
- In piedi –
- Sdraiati –
- In piedi –
- In ginocchio –
- uno sull’altro. Nudi –
Adesso ci vuole una fotografia per mostrarla agli amici, per glorificare e dall’infamia disinfettarsi.
- Ma chi è il nemico allora? –
Chiedo a me stesso, abbasso ancora il giornale, lo ridico a lei, che ha finito di masticare, e a quelli che mi stanno di fianco. Non vogliono nemmeno ascoltarla una storia così.
Così per tante ore di seguito, fino a che i prigionieri non si trasformano in servi, in schiavi la cui volontà oramai non c’è più. In vermi di una religione diversa
Adesso, al collo un guinzaglio per cani e i testicoli in mostra, il malcapitato guerriero torturato, spalanca i suoi occhi e li infila a tradimento dentro di lei Due grandi occhi scuri che hanno raccolto pezzetti di coraggio. Lei è presa alla sprovvista, un tremito all’altezza della gola, uno sbandamento imperdonabile e gli occhi del giovane guerriero sono già passati e le hanno già superato lo sterno.
Adesso appare vinta, sembra troppo giovane, sembra un pensiero tranquillo, solo una birra con gli amici e poi a casa. Lui l’ha piegata, la tiene, se la prende. Lui un angelo che si materializza dal martirio.
E la sua divisa, e il domani? E il fucile e il trionfale ritorno in provincia?
Il guinzaglio si stringe e i calci e gli sputi sul pene del giovane schiavo.
Massacrarlo o ammirarlo? Non sa, è un’idea che si infila di traverso e nuovamente facendo ancora sobbalzare le sicurezze che le hanno insegnato a ripetere.
La ragazza seduta di fronte si alza di scatto, vuole scendere, vuole fuggire, la faccia è uguale, il collo taurino, la stessa maglietta, i capezzoli che prepotenti le esplodono di fuori. E’ Lynndie, è proprio lei, e fugge via.
Una signora con il cappotto grigio non vuole che mi alzi pure io.
- L’ha spaventata, ha visto? Non c’era bisogno di leggere a voce alta-
Scendiamo dal tram
La ragazza che seguo adesso è ferma davanti a un edicola di giornali, guarda una fotografia in prima pagina, esclama davanti a me che l’ho raggiunta
- Non si tratta di me -
- Sei tu, sei Lynndie, l’anticristo sei -
- Qualcosa di me, da questa mattina mi spinge ad uccidere, scappi -
Mi viene addosso e mena un calcio dritto e preciso, poi un altro. Vedo la sua faccia sorprendersi a picchiare e sorridere. Adesso parla inglese, adesso il suo torace si apre e da questo esce una testa diversa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Da brivido!...un urlo di orrore di rabbia e d'impotenza in una società corrotta, dove tutto è macabra normalità e tutto è considerato ormai, lecito e inevitabile...
Complimenti Costantino, come sempre...Lysa

costantino liquori ha detto...

Dobbiamo continuare ad urlare
Grazie Lysa

Anonimo ha detto...

Ciò che penso su questa lo sai già. Troppo diminutivo un dibattito esauriente qui. Concordo sul fatto che occorre urlare e far sentire la propria voce. Non servirà, perchè ha tono basso, ma crederci quello sì, è obbligo morale, per noi come persone in primo luogo. Ciao Costantino, complimenti anche da parte mia.

costantino liquori ha detto...

Ciao Daniela, grazie della tua visita. Dire no a qualsiasi tipo di orrore è dovere di tutte le persone pensanti e civili