giovedì 18 ottobre 2007

L'uomo delle anguille


La pace si può trovare anche al di sotto della città. Lì dove confluiscono le scolature, lì dove scorrono inesorabili e lenti gli avanzi, in un’atmosfera che varia dal marrone al grigio, e talvolta rasenta il pezzato. La pace , per alcuni, soprattutto lì sotto.
Diverso è il ritmo, non va con il cuore, ma con la noia della corrente, con della sorte il trascinio. Quello che dall’alto del ponte sembra fermo, è già imprendibile, è già ad un passo dal mare. Camminare contro corrente in certi giorni appare come l’unica accettabile rivalsa.
Sotto il ponte sta l’uomo con il berretto, subito sotto la confusione. Lì immerge la sua bava ed attende i regali del flusso, alza e riabbassa il braccio, si uniforma perfino al colore che gli scorre accanto ai piedi. Sono erbacce oppure si tratta di piedi veramente?
Gli osservo gli occhi e vedo passarci di riflesso l’avanguardia di un grumo di detersivo. Ma non ci giurerei che di detersivo si tratta, potrebbe anche trattarsi dell’anima dispiaciuta e disfatta di un cane, o un vestito da sposa, o lenzuolo che dir si voglia, o tappeto, o straccio, o pane inzuppato.
L’uomo con il berretto aspetta le anguille, ma controlla qualsiasi oblunga cosa, e qualunque di lei parente. Vuole godere della sorpresa, mantenendo così alto il nome della pesca.
Lui però non è il solo frequentatore delle scolature al disotto della città c’è un altro adoratore del flusso. Codesto è il topo.
Nella cruenta cittadina mitologia il topo ha denti due volte più affilati dello squalo. Ha pelo da peste. Ha un alito che uccide. E’ uno sbranabambini. Dicono che il topo è anche il signore dei sogni.
Inoltre costringe alla fuga chiunque osi allargare le gambe nel suo spazio vitale. Il topo è atroce, quindi che nasca e muoia nella putrida schifezza.
Insieme a lui ci sono anche tracce ben visibili di romantici sdolcinati che nel fiume amano constatare il loro concretizzarsi.
Le parole dolci, in un posto simile, credono di poter mitigare l’aspetto da battaglia perduta, da c’era una volta, da viaggio nell’immediato orrore.
- Sogno Sobiria, desidero Sobiria, adoro Sobiria, vivo per Sobiria e le taglierò quindi la gola. In cambio di Sobiria voglio un miliardo –
Chi ha scritto così, sotto il ponte più decrepito, Sobiria l’ha già sbudellata, se l’è scopata da morta ed è risalito di corsa e pieno di buone intenzioni, a livello città. Ed ora si sgranocchia una pizza al taglio e al fiume non c’è mai stato. La scritta è di un nero corvino, salta agli occhi.
L’uomo con il berretto si volta di poco, ma non capisco se il suo è un sorriso oppure una bestemmia. E mi dice.
- Nel quarantaquattro ho preso due anguille in un giorno solo. Da allora niente ancora-
Nel flusso limaccioso la città riflessa, una città intravista nell’olio usato. Cioè un cattivo scherzo dell’occhio, un delirio da vino scadente. Un surrealismo che non riesce ad essere venduto.
Da lassù qualcuno lancia qualcos’altro. I topi si disilludono, non si tratta di un dono commestibile. E’ un portafoglio vuoto.
La morte tira l’amo e l’uomo col berretto tira su la morte.
- Questa donna è di Monte Sacro. Lei non ha mai potuto soffrire i pesci, e soprattutto quelli disegnati. Comunque dicevano ch’era perbene, comunque una perbene queste fissazioni non ce l’ha. E il figlio glieli metteva persino nel gabinetto. Da un momento all’altro doveva arrivare –
Alza la madre impazzita e la ributta verso il mare. Si rimette a desiderare rigido.
Emerge una testa mozza e ci sorride.
- Glielo dicevo tutti i giorni. Ma perché non t’ammazzi? E l’ha fatto sul serio. Ciao Italo, ciao bello, bravo che m’hai dato retta –
L’uomo con il berretto è capace d’individuare immediatamente il fatto e il tipo. C’ha fatto la mano quaggiù.
- Quest’altro la tuta rosa ce l’ha solo lui. E’ un ladro e un rompiballe –
- E quello cos’è? Macchè anguilla è il topo. E il topo non si tocca, è pescatore come lo sono io –
Sento ribollire, il fiume cambia aspetto, come se volesse scrollarsi di dosso una schifezza veramente troppo esagerata. Il topo non sa da che parte filare. L’uomo con il berretto straparla, si agita e suppone.
- E’ la mia anguilla, è lei, per forza -
Sotto, una grande ombra con tante braccia che la seguono e la scortano e la circondano. Scorre via rapida sollevando bollori e nuovo fetore insopportabile.
Resto paralizzato a guardare.
L’amo non può niente, l’uomo con il berretto è felice ed ha paura, è eccitato ma anche furibondo. L’amo non vuole. Perdere non si può e allora l’uomo e il suo berretto sono dentro l’acqua, sotto. Più non si vedono.
Resto lì e mica lo capisco.

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