venerdì 13 gennaio 2012

E la terra ha tremato

Sto dormendo, probabilmente sogno, lei accanto a me, addosso a me, russa forte, con le ginocchia serrate sul mio plesso solare, con la mano destra a serrarmi una spalla a ribadire la sua proprietà.  Alle tre e trentadue la terra trema, il lampadario ondeggia, anche il letto. Mi sveglio con la nausea, convinto di essere su una barca, in mare aperto, lei dorme pesante. Il letto continua muoversi il resto della notte, io con i sensi tutti quanti accesi.
Accendo la radio la mattina presto, il terremoto ha distrutto una città e interi paesi laggiù, me ne sono accorto a chilometri di distanza, al di là delle montagne, non molto lontano da qui. La radio m’inonda di orrore, lei mette il caffè sul fuoco coperta solamente di un tanga invisibile. Il caffè è buono e lei mi guardava invitante, fuori c’è il sole. Apre il frigorifero, lo richiude. Guarda e riguarda e i piatti si mette a lavare.
    _   Spegni la radio che ti faccio l’elenco della spesa _
    _   C’è stato un terremoto questa notte, senti _
    _    Qui la vita continua, scrivi: un chilo di arance, due finocchi, solo due, poi la carne macinata e un etto e mezzo di prosciutto, quello semidolce. C’è il sole oggi, hai visto? Il sole, hai capito?_
Non spengo la radio.
Le urla, i crolli, i detriti, la disperazione, la morte nel sonno, il coraggio, la rabbia. Tutto è rimasto nel mio stomaco e non vuole essere digerito. Ascolto le voci, le voci continuano a circolarmi nel sangue. Non si assopiscono. Mai più.
E la polvere e la distruzione e la polvere.
Lo vedo anche se sento solamente la sua voce alla radio, ha la faccia scavata, gli occhi stanchi, increduli e una smorfia di dolore gli piega le labbra.
    _    Ho dormito fuori e per questo sono salvo ma adesso…_
    _    Spero che i miei amici siano vivi. Li cerco, li cerco _
    _    Ho visto il muro che mi cadeva addosso_
    _   È come se, il male aveva deciso…_
Lei ha una lunga ferita  su uno zigomo, ha la faccia sporca di terra, è sudata, parla e la posso toccare.
    _   Trenta secondi sono tanti. Ho pensato che non sarei uscita viva. _
    _    La mia casa non la trovo più_
    _  Le scale sono spezzate, camera mia piena di calcinacci e i muri sono spaccati. Mi ha salvata il mio letto a castello, se avessi dormito di sopra, come sempre, non sarei qui_
Invece lei è giovane, ha coraggio, i nervi del collo sono tesi, la sua voce è tagliente.
    _    Ho perso gli amici, ma ho la vita_
     _    Mia madre, il mio cane, sono sotto, qui sotto _
Si chiama Angelo ed è un vigile del fuoco, parla, racconta con tenerezza. E’ un angelo.
    _   Ha quasi cento anni,  l’abbiamo ritrovata viva nel suo letto, bloccata dai calcinacci e aspettava,  lavorava all’uncinetto. Quando l’abbiamo tirata fuori ha chiesto un pettine, si voleva pettinare, si sentiva in disordine._
Quest’uomo di cinquant’anni parla con un filo di voce, ha gli occhi gonfi, arresi.
    _    Tredici anni aveva mia figlia, aveva paura, così le ho detto di venire con me e la mamma sul divano, quando è crollato tutto è lì che è rimasta, è lì che l’hanno trovata _
Lei adesso è sotto la doccia e impreca perché il bagno schiuma è finito. E’ inammissibile! Dovevo pensarci io, imperdonabile è! Io sono seduto sul divano davanti alla radio, ascolto e piango.
Due grandi spalle e un’energia instancabile, nervosa, che però sta per cedere il passo.
    _    Nel caos generale, all'improvviso si è alzata una nuvola di polvere, la chiesa era appena crollata e più avanti una donna chiedeva aiuto, i suoi genitori erano rimasti intrappolati sotto le pietre, sotto le travi di legno. Ho sfondato la porta, il primo che ho trovato è stato il padre, steso sotto un pezzo di muro, l'ho caricato sulle spalle_
La vita a tutti costi ha questa donna dentro.
    _   Sono scappata dall’ospedale. Ho partorito, sono riuscita a scappare con i punti, a piedi scalzi, con le flebo attaccate e mia madre e mia figlia appena nata. Scappavano tutti, anche i medici. Doveva essere il più bel giorno della mia vita e invece, e invece, e invece..._
E’ giovane e spenta, come i suoi capelli stanchi e sporchi, ha gli occhi che non sanno dove devono guardare.
    _    Ho paura di dormire.._
    _    Ho paura di sognare.._
    _    Ho paura del buio, se la terra ricomincia a tremare _
    _    Ho le vertigini, non passano.._
    _    Sento ancora gridare, sento piangere, anche se è tutto finito. E’ veramente finito tutto ?_
    _    Cosa ho sentito? di tutto ho sentito...rumori, urla, motori di macchine, il terrore della gente...La scossa, le scosse nello stomaco_
Adesso una breve interruzione per la pubblicità, pannolini, dentiere, lassativi, mutande e regiseni, cravatte, viaggi, automobili e yogurt contro il colesterolo…e l’orribile racconto ricomincia.
Questa donna è piantata saldamente nel mezzo delle macerie, ha le mani protette dai guanti, è stanca, ma non si fermerà.
     _    Ecco, una bambina di 2 anni è viva, è ancora viva, ma la mamma è morta cercando di proteggerla. Me l’ha detto un vigile del fuoco, me la detto lui ora_
    _    All'ospedale i morti sono 16, si sono 16 i morti”
    _    E’ crollata parte della Casa dello Studente e il campanile di una chiesa_
E lei vuole dirigere il resto della giornata. O la radio accesa oppure la spirapolvere, poi le poste, poi la passeggiata con il cane. E da una stanza all’altra si mette a cantare. Cantare adesso? Che male c’è, l’ottimismo è importante !
    _    Ho visto due bambini che hanno perso la parola…_
    _   Ho visto il terrore negli occhi di mio figlio, mentre i suoi giochi e i suoi mobili gli crollavano addosso, mentre le pareti si frantumavano e la polvere invadeva la casa, ho sentito le grida di mia moglie che nel buio non riusciva ad aprire la porta per scappare..._
    _    Mi sono spaccato i piedi camminando scalzo sui vetri, siamo usciti che la terra aveva smesso di tremare... e intorno la gente urlava nelle scale e fuori in strada... e c’era odore di gas ovunque_
Ha visto tutto questo, ha vissuto un incubo, e c’è dentro ancora… e ringrazia il Signore, lo ringrazia perché pur avendo perso tutto, non ha perso nulla... il figlio e la moglie ci sono ancora, sono vivi, devono ripartire dal niente.
I suoi singhiozzi  inondano la radio.
Un vigile del fuoco racconta senza più forze.
    _    La sorella lo ha chiamato al cellulare e lui, da sotto le macerie, ha risposto, è salvo_
    _    Ho scavato con le mani, così li ho salvati_
Sei ne abbiamo trovati vivi nella casa dello studente.
Lei è sulla porta, decisa a sentenziare.
    _   E per favore fai le cose che ti ho chiesto, alzati da questo divano, non puoi stare qui a piangere per gli altri, non li riporterai in vita, prendi sempre tutto su di te, è masochista e infantile. Spegni al radio e dammi una mano _
    _    Sono marito e moglie, sono morti abbracciati_
Un giovane nero, uno che i documenti in regola non ce l’ha, un immigrato senza lavoro, si toglie la maschera che gli ripara la faccia e parla aggrappato al microfono
     _    La gente circola tra le macerie, persa_
     _   È pericoloso, perché le scosse continuano, questa paura nessuno può fermarla_
La città è chiusa, l’hanno chiusa, nessuno può avvicinarsi alle macerie. Ci sono gli sciacalli, vano a rubare nelle case crollate, anche quelli ci sono.
E la radio a questo punto annuncia l’arrivo della gente importante, i capi, i politici, quelli che devono promettere, rassicurare, annunciare. Arrivano nell’orrore con le loro macchine belle e costose, le loro giacche stirate, le camicie e le scarpe non sporcate dal fango. Arrivano e fanno i loro comizi, per loro è facile e torna utile. Noi penseremo a voi, noi ricostruiremo, noi faremo l’impossibile. Vi amiamo noi.
E adesso un cittadino, senza più casa e senza più famiglia, davanti alla grande tenda da campo che lo ospita insieme ai suoi compagni di sventura, con un passato perduto per sempre e senza nemmeno un futuro, si soffia forte il naso, tossisce, si schiarisce la voce guarda intorno a se con le vene della fronte gonfie e prende coraggio per la terribile verità che ci tiene a dire.
    _   Qualcuno però aveva previsto tutto e chi non l’ha ascoltato è responsabile della distruzione e della morte_
La radio tace a lungo e poi riprende con grande imbarazzo. E’ una donna a parlare, anche se non la vedo so che i suoi occhi sono chiusi.
    _  Cristina.. faceva l’infermiera nell’ospedale che è crollato... era al pronto soccorso...e ora è sotto terapia psichiatrica... non lavora più...è sconvolta...ha visto gente lasciata morire in rianimazione...perché era troppo malmessa...o anziana, mettevano a questi poveri cristi un foglio di carta addosso attaccato col cerotto... e una X rossa col pennarello,  il segno della condanna. C’erano troppi bambini, emorragie, teste spaccate, toraci schiacciati. Adesso lei non dorme più,  piange, piange sempre... non mangia, non riesce più a sorridere _
Un respiro che sa di polvere e finisce il suo sfogo.
    _   Lasciateci in pace _
Spengo la radio, scrivo un biglietto di addio per lei che si sta mettendo lo smalto alle unghie dei piedi e mi metto a cercare nei miei tanti perché.


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