venerdì 13 gennaio 2012

Locked in syndrome

Pochi tratti, precisi, molto colorati, e lucenti, e di molto sensuali, e sorridenti e infantili.
E’ volata giù insieme al suo pittore, il genio degli aerei in acrilico. Giù dal secondo piano scavalcando, con il sorriso sulla bocca, mano per la mano, l’unica finestra rimasta aperta per distrazione. Una prova d’amore.
Lui l’avrebbe salvata in volo, ripresa all’ultimo momento sicuramente, come quel disegno che qualche momento prima le aveva regalato, aerei rossi e blu agili come uccelli, fragili e affascinanti come allegri sogni dispettosi. Volteggiavano in aria, l’uno avanti all’altra, superandosi ed avvolgendosi, a testa in giù, mano nella mano, fino …allo schianto, definitivo e traditore. Benedetta contro l’asfalto, annodata su se stessa, schiacciata, annodata in un urlo pieno di rabbia. Lui schiacciato e immobilizzato in un’espressione di deluso stupore, gli occhi spalancati, il pensiero vivo, il corpo immobile. Per sempre.
Riesce ora a distinguere la sua treccia lunga fino al sedere, i grandi occhi grigi di Benedetta, luccicanti, il volo, un racconto dipinto sul foglio di carta, il suo corpo meraviglioso e bagnato, vorrebbe accarezzarla ma non può più con le braccia abbandonate e molle sulle lenzuola, può ricordare invece i suoi ossessivi aerei che si ripetevano e ripetevano sui muri, in trasparenza sulle finestre e le porte della casa del sorriso, l’amore benedetto dal disegno del grande dirigibile colorato sul soffitto del salotto, disegni sui piatti, sulle tazze, i vassoi, le pareti del bagno. Ovunque e con un entusiasmo esagerato.  E tutte quelle pillole per avere lo slancio, il motore per alzarsi in volo, da soli non ce l’avrebbero mica fatta!. Benedetta si muoveva rallentata nei suoi difficili ricordi, lenti e sensuali i suoi fianchi sempre nudi, ben disegnati con acrilico blu. Quell’andare musicale delle sue cosce lucide. Il lungo viaggio, quell’ultimo meraviglioso viaggio infinito a volo d’uccello sul pelo dell’acqua, attraverso l’oceano che adesso, in quella condizione, gli sembrava solamente immaginato. Anche la sua voce, era stato capace di disegnare anche quella.
E le parole cantate insieme a lei a cavallo delle rovine di una civiltà scomparsa, colorata con cura, colorata da vero artista, probabilmente immaginaria. Quelle sue labbra così belle da sembrare vere, piene di desiderio, sue…sue per sempre, di un rosso capace di abbagliare. Vorrebbe chiederle scusa.
Benedetta entrava nella stanza,. Benedetta era viva ma piegata su se stessa, così diversa dai ricordi e dai disegni, poteva anche non essere lei. Non sorrideva più, i suoi occhi non luccicavano, la lunga treccia era scomparsa, i capelli crespi corti e duri, la faccia era schiacciata e contratta, lui non riconosceva nemmeno i lineamenti del viso, poteva essere un’infermiera, un medico, una sconosciuta lì di passaggio, un confuso ricordo residuo. Non poteva nemmeno chiudere gli occhi e rifiutarsi di guardare, non riusciva a chiedere della sua vera Benedetta così come l’aveva sempre disegnata. Perdonami, perdonami, ma lei non poteva sentirlo.
    _    I tuoi aerei non servono a nulla, non sono capaci di volare. Rivoglio il mio viso, dove sono i disegni, dov’è il mio corpo, dov’è andato a finire quello che pensavo ? _
Lui non poteva rispondere, il delirio del suo pennello era svanito e disciolto in una piccola piega del lenzuolo.
Adesso Benedetta è seduta accanto a me, io che vorrei sapere, io che pure la ricordo come non è più. Mi chiede se per caso sono capace di dipingere. Ha la faccia compressa, schiacciata su se stessa, le mascelle piegate in dentro, i denti scomposti, troppo distanziati. I suoi polsi sono attaccati male alle mani, la spina dorsale si richiude a conchiglia. Sembra avere addirittura una coda.
Tu sai dipingere, ancora mi chiede, almeno disegnare, raddrizzarmi, ridisegnarmi la faccia meglio di così ? Allora conosci un bravo pittore, ma anche se non è bravo fa lo stesso…Basterebbero pochi segni di matita leggermente più dolci,  leggermente innamorati…
Le chiedo di lui
    _    Mi ha imbrogliato, ha imbrattato tutto, ha riempito la mia casa di bugie, ha sporcato tutti i muri invano, i suoi aerei non volano, non sono mai stati capaci di alzarsi _
Lui dov’è ?
    _    E’ fuori dal suo corpo, il suo folle pennello è svanito con lui _
Benedetta è perduta. 

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