venerdì 13 gennaio 2012

Me ne vado

Vaffaculo coraggioso amico mio!
Ricordo il grande manifesto che avevi dietro la tua scrivania, contadini e operai che marciano compatti per la libertà, te l’ho regalato io, adesso, in testa a quell’immenso corteo ci sei tu, tu con la tua forza e i libri pesanti che portavi sempre sottobraccio. Siamo stati giovani insieme, creduto nelle stesse cose, sperato nelle stesse cose, in un presente e un domani migliore. Tante battaglie l’uno affianco all’altro. Io mi ubriacavo di vittorie e delusioni, tu matematicamente continuavi ad incastrare un pensiero dentro l’altro.
Sapevo che alla fine l’avresti fatto, e quando è successo mi hanno avvertito per telefono, una vita s’interrompe e te lo dicono per telefono ! Mi sono disperato, si, perché io mi lascio travolgere, la razionalità e la lucidità mi sfiorano, ma non mi appartengono.
Me ne vado, me l’hai detto più volte.
Abbiamo passato anni insieme, l’uno accanto all’altro e spesso contro, abbiamo fatto tante battaglie insieme, tutti e due impetuosi,  ma tu spinto da una fede incrollabile. Hai lottato  tutta una vita con gli altri e per gli altri. Hai difeso, hai incitato, hai pensato, mai ti sei arreso. Una intera vita per la libertà, contro il potere, contro il denaro, una vita per combattere il mostro. Ho litigato spesso, furiosamente, spesso non ero affatto d’accordo con te.
Te ne sei andato. Hai lasciato detto di non volere ne funerali ne necrologi.
Mi spiace di non essere riuscito a convincerti. Eri un ribelle, ma anche un perfezionista, volevi farlo in modo razionale, lucido, pulito.
Alla tua età poi vedevi solo un avvenire di malattie. E poi l’ultima e definitiva protesta per la deriva politica del nostro paese, il non volere assistere al fallimento del tuo credo, delle tue idee. Un deciso, potente, definitivo, urlato “No”
Intendevi andartene con tua moglie, una donna forte e dolce, la colonna portante della tua vita, il suo coraggio, la sua coerenza, la tenerezza, i tuoi stessi lucenti occhi blu, ma lei voleva che prima finissi di scrivere il tuo ultimo e definitivo  libro.
Hai scelto il suicido assistito, oltre il confine, aldilà delle montagne, una follia inaccettabile. Aiutato da chi ? In ospedale, come se fosse un’operazione alle tonsille, tutto legale, tutto fatto per bene. Chiunque potrebbe deciderlo, pianificarlo, togliersi di mezzo con una firma, una semplice e fottuta firma, roba di poco e al minimo costo. Si perché nel nostro disgraziato paese scegliere di finire non è possibile, è punito, è immorale. Giustamente immorale? E’ una domanda grande come un’intera catena montuosa.
Mi hai telefonato dicendomi “ Ma no, non preoccuparti, torno domani”.
Ha passato il confine per mai più ritornare.
Sapevi ridere, me lo ricordo, sapevi amare.
Eri egocentrico, accentratore. Eri anche convinto di essere bello. I tuoi occhi blu hanno affascinato anche gli avversari di sempre. I tuoi giorni sono stati pieni di donne magnifiche, intelligenti, eccezionali.
Anche nel decidere la fine  sei stato razionale, hai pagato la domestica, saldato i tuoi debiti, tutte le bollette di casa, le pompe funebri già avvertite, la lettera ai compagni di sempre, della tua e nostra fede politica. Hai regalato a me i tuoi libri e tutti i tuoi pensieri più belli e più rabbiosi. Sei stato un eretico in vita e un eretico in morte ed io non  riesco a perdonare di  non averti convinto. Una morte pensata nei dettagli, studiata a tavolino, da te c’era da aspettarselo. Ti mando a quel paese e sorrido.
Hai preferito andartene, salutarci non era necessario. Nessuna macchia di sangue sull’asfalto. Ma adesso la tua forza è la mia. Davanti ad un nuovo dittatore, più insidioso e feroce, non intendevi piegare la testa. Non hai voluto vedere la tua gente umiliata, sconfitta, perduta, ricattata, decapitata dei suo legittimi sogni e diritti.
Regalalo a me il tuo coraggio, anche il tuo disagio ! Vaffanculo amico mio.

Nessun commento: