venerdì 13 gennaio 2012

Quella casa in montagna

La bellezza e la tranquillità di un freddo teso e secco, picchi di montagne bianche e solenni verso il cielo pulito, come cattedrali. Camini accesi e ricordi di altri tempi, di vite semplici, guance rosse e ridenti, anziani saggi e longevi, lenzuola bianche e profumate appese fuori a godersi la luce argentea del mattino. Questo il palcoscenico.
Ha una bella casa in montagna con il tetto fatto di legno e di neve, è la regina delle sua casa e del marito ben pettinato e con la schiena dritta, il suo idolo, il suo Dio, l’uomo capace di dirigere il traffico dei suoi sentimenti, e due figli che le danno un gran da fare. La chiamano “Bimba” in famiglia e in paese.
Ha due occhi scuri inquieti e profondi che non stanno mai fermi. E’ elegante e bene educata, discreta e silenziosa quanto basta, ha due mani nervose e una riga agitata le divide i capelli.
E’ una mattina presto di un freddo Gennaio, si aggrappa al telefono mentre nel suo grande letto della stanza matrimoniale qualcosa di orribile è sicuramente accaduto. Un urlo scuote la casa e il suo eco si perde nella neve.
Bimba chiama il suo medico, chiama l’autoambulanza, chiama, chiama.
    _   Samuele, uno dei miei figli, il più piccolo, vomita sangue _
La testa è aperta. Arriva per primo il suo medico, si precipita. Aneurisma cerebrale, il pianto l’ha provocato, s’è aperto uno squarcio, nella testa c’è un buco, esce materia grigia. Il soccorso arriva ancora dal cielo.
Ha solamente tre anni, fuori fa un bel freddo allegro, è morto e lo portano via. Ma no, è stato ucciso con diciassette colpi, ferocemente, ha le mani ferite, si è difeso, sulla sua testa spaccata anche le tracce di un oggetto che non si trova. Un mestolo da cucina? Una pentola o cos’altro?
E adesso Bimba lo chiede al marito, quello che a casa ha la schiena dritta.
   _   Facciamo un altro figlio, mi aiuti a farne un altro? _
Che domanda atroce ! E l’altro fratello dov’è ? Non si sa, non si deve sapere, quasi non esistesse.
Macchie di sangue e frammenti di osso sulla ciabatte e il pigiama di Bimba trovato sul letto dove è avvenuto il massacro. Chi è entrato in casa? Nessuno, nessuna altra traccia fuori della porta della stanza, niente di niente.
Lei, la Bimba e il marito si domandano e decidono quale vicino di casa può essere stato, sul come accusarlo. Un dispetto, l’intenzione di uno stupro o che cosa? Nessuno ha rubato niente, nessuno è entrato e nessuno è uscito.
Bimba non deve dire che ha chiuso la porta a chiave, il marito ha ragione, no, anzi, si corregge, allora l’ha lasciata sicuramente aperta, qualcuno così è entrato ed ha ucciso. Ecco, ci sono altre impronte, c’è un percorso, il meccanismo è svelato, no, non c’entrano niente, è una gran confusione. L’arma non c’è, il perché non esiste ancora.
La Bimba al telefono dice a un’amica
    _   Non so cosa mi è successo _
e si corregge
    _   Cosa gli è successo _
A chi è successo cosa. Le telefonate continuano e qualcuno è in ascolto. La schiena dritta del marito regala un’idea migliore.
    _  Facciamo trovare un martello nel terreno dei vicini. Facciamo credere che i vicini non passano il tempo solamente ad ammirare le montagne _
Così si costruisce un mostro, le montagne intorno hanno un fremito di nausea.
“Nevrosi isterica” dicono gli esperti, portata alla teatralità, in seguito alla nascita del secondo figlio, proseguono i saggi, la donna ha lamentato stress e difficoltà ad occuparsi della casa, insomma una depressione post partum. Bimba continua ad ingoiare antidepressivi che le ha fornito la stessa dottoressa corsa per prima sul luogo del massacro. E un malessere Bimba lo ha lamentato anche quella mattina, prima che lo scempio accadesse. Tremori, nausea e affanno, un’influenza banale? No, non poteva essere. Gli esperti allora provano ad ipotizzare un’amnesia e l’incapacità di riconoscersene responsabile. No, dice la Corte, al momento di uccidere il figlio era lucida e come.
Bimba allora ricacciando su  il moccio dal naso e tenendo stretta la mano del suo signor marito sempre calmo, dritto e sicuro di se, prova a costruire la sua innocenza. Sui giornali e ancora in televisione, va a piangere un po’.
   _  Ho pianto troppo? Ho esagerato, ho impressionato abbastanza? Ho convinto ?_
Non basta? E ancora Bimba si mette a scrivere che non è lei l’assassina. Ma allora chi e perché?
Ora Bimba ha la faccia del mostro e partorisce il figlio nuovo.
E l’altro figlio più grande cosa stava facendo? Per caso non poteva avere lui quel mestolo in mano ? Un momento di gelosia, un furore infantile? Vietato chiederlo, perfino pensarlo.
Chiusa nel suo mostruoso silenzio, ora Bimba è in prigione,unica custode della verità, altrimenti il domani del figlio più grande sarebbe sul serio compromesso. Davanti alla sua cella sconta la sua pena un’altra madre assassina.

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