martedì 24 gennaio 2012

Valery

Caro Antimo, credo che qualcosa per te stesso tu a questo punto la debba proprio fare, continui ad agitarti dentro di me e questo mi crea disagio, dolore e anche imbarazzo, le tue visioni non mi vogliono concedere tregua. Erano divertenti all’inizio, un gioco ogni tanto, un volare fuori del consentito, per staccarsi dalla realtà, per riposarsi la mente dalle fatiche della orribile concretezza, dalla noia di quel marciare, quell’ubbidire ebete alle ore, quel ritmo che ne io ne te abbiamo mai particolarmente apprezzato. Certe sere, certe notti, era dolce lasciarsi andare e farsi trasportare nel fantastico, nello ironicamente inventato da te, che in questo sei sempre stato un maestro. Tu m’incoraggiavi a spintoni ad aprire quella parte di me restia, e guardinga, non pronta a volare e paurosa delle emozioni che non si trovano nell’elenco. Ma poi hai finito per trascinarmi in un curioso universo per me troppo audace, non tenendo conto che stiamo vivendo l’uno dentro l’altro, e se tu ti metti a sparare fuochi d’artificio io non posso restarne fuori. Il tuo inconscio è incastrato nel mio, questo dovresti saperlo.
Hai cominciato per gioco e adesso hai perso il controllo, la tua realtà è stata invasa senza che  tu possa mettere un freno, hai perso il controllo della tua mente ed io rotolo con te, penetrato dal tuo delirio, ma, mentre tu probabilmente ti diverti, io accuso colpo su colpo, resto indietro, mi agito, accuso un disagio e un dolore sempre più fastidioso. Fermati ti dico, controllati, ricordati che solo non sei, perché i tuoi divertimenti possono diventare per me vere e proprie torture.
Ricordati, era poco prima dell’alba, qualche mese fa.
Ero ancora nel pieno del sonno, guadagnato come sempre a fatica perché la sera tu non stai mai fermo e hai sempre bisogno di parlare. All’improvviso, quando era quasi giorno sei uscito fuori dal mio torace, hai aperto un varco ed hai tirato fuori la testa, spalancando gli occhi. Un sogno, che cos’era? Una delle tue solite visioni?.
Sei uscito completamente fuori da me provocandomi come al tuo solito un risveglio doloroso e violento. Volevi parlare, come al solito volevi svegliarmi.
    _    Annaffiava i fiori qui sotto, mi ha visto passare, mi ha salutato, ha i capelli rossi e gli occhi luminosi, le ho chiesto il suo nome, mi ha sorriso rientrando in casa, è bella, dietro la sua porta a vetri mi ha guardato ancora. Contemporaneamente, nel medesimo istante, è apparsa anche alla sua finestra, al secondo piano. Le mie gambe non potevano muoversi, lei muoveva le labbra da la su ed io le sentivo sfiorare le mie _
Ecco, ero sveglio, ci eri riuscito, un altro delirio?
    _    Contemporaneamente ? Antimo, come sarebbe a dire ?_
    _    Non lo so, ma così è, l’ho vista contemporaneamente in due punti diversi della casa, ma poco m’importa _
I soliti sogni di Antimo, si divertiva a svegliarmi così.
Comunque il sonno è stato interrotto e non intendeva tornare, anche se dolorante ogni volta che Antimo si sfilava da me così all’improvviso, tanto valeva alzarsi e preparare il caffè, anche per lui ch’era già in cucina e guardava fisso verso la finestra. Mentre il caffè saliva e io mi adoperavo davanti ai fornelli, lo sentivo parlare sotto voce.
    _    Va bene scendo, adesso arrivo _
    _    Ma dove, il caffè è quasi pronto, Antimo dove vuoi andare?_
    _    E’ lei, alla finestra, ha un collo lunghissimo e meraviglioso, mi ha detto di scendere a vedere l’alba davanti al lago _
Allora perdevo la pazienza, mi giravo a guardare, fuori alla finestra non c’era nessuno, d’altronde non era possibile, raggiungere addirittura il terzo piano, un collo lungo così non era immaginabile.
Solita storia !.
Antimo, usciva e andava. Mi affacciavo allora e lo vedevo attraversare la strada da solo verso il lago.
Non ci stava con la testa un’altra volta ancora, anche stavolta si voleva innamorare del nulla, un’altra donna fantasma fra me e lui,ma anche io cominciavo a pensarla pur sapendo che quasi sicuramente si trattava di un gioco.
Valery, come sarà? Un collo così lungo? Ma come era possibile? Sentivo anche io, se chiudevo gli occhi, le sue labbra col sapore di buono, umide, giovani. Ma chi era? Se abitava qui vicino come mai non l’avevo mai vista? Ma no, stavo cadendo ancora nella trappola dell’immaginazione di Antimo. Valery un nome inventato. Sentivo le sue dita però, che mi toccavano una spalla e si allungavano, si ramificavano, scorrevano, frugavano.
La porta si apriva, Antimo era di nuovo in casa, quanto tempo era passato non posso dirlo con sicurezza, forse addirittura già sera. Si sedeva in cucina e voleva raccontarmi.
    _    Mi ha portato a vedere l’alba, mi ha preso per mano e mi ha convinto ad entrare nell’acqua con lei, siamo andati avanti e avanti, verso l’acqua profonda, ero sorretto da lei, fino verso il centro del lago, ho intravisto due splendide gambe lunghissime color madreperla camminare sul fondo, sembra incredibile ma è proprio come dico. Abbiamo parlato di tante cose, del suo bellissimo lavoro. E’ una scultrice, scolpisce il suo mondo immaginario, si mischia al suo mondo e lo modifica, lo modella, riesce a trasformare se stessa , a entrare nella vita intorno  per capire i segreti e ricopiarli. Siamo tornati a riva, mi ha sollevato dall’acqua e posato sotto un albero, ho visto le sue braccia mischiarsi al legno dei suoi rami, i suoi rami che poi mi hanno stretto, abbracciato _
Non potevo farlo continuare, non potevo, altrimenti, anche questa volta il suo delirio sarebbe diventato il mio, già mi sentivo il lungo e magico corpo di Valery addosso, forse ero già innamorato e vittima di un incantesimo. Mi ribellavo, il giorno se n’era andato, mi rifugiavo nel letto.
Dalla mia camera lo sentivo ancora parlottare in cucina, in pieno delirio, ma non riuscivo a capire quello che stava dicendo, ancora con lei. Lo lascio fare, anche questa volta gli sarebbe passata e sarebbe tornato il mio Antimo di sempre. A notte fonda entrava in camera e nel letto e mi diceva.
    _    L’ho portata con me, devo, lo voglio, a questo amore non posso rinunciare _
Mi rientrava dentro e si apprestava a dormire, senza aggiungere altro. Con lui, senza che io potevo in alcun modo  oppormi, Valery si prendeva uno spazio suo dentro, fra il fegato e il mio rene sinistro. Adesso sentivo muovere ambedue, si toccavano, si accarezzavano, si baciavano, si accoppiavano, tutto dentro di me, senza esitazioni. Le lunghe dita di lei salivano fino alla gola, stringevano e tutto si annebbiava.
Amtimo sussurrava, quasi dispiaciuto.
    _    Perdonami, ma è arrivato il momento di separarmi da te, tu non accetti i miei sogni _

Nessun commento: