Cosa c’è in quel bastardo arancione? Un lamento agghiacciante venuto fuori da un sogno appiccicoso. Un cucchiaio bucato, il coltello, il fuoco, il muso della belva, il sogghigno, l’occhio bianco, quella strana dolcezza, il blasfemo. Il ricordo strozzato.
C’è la testa del pappagallo, l’accetta e lo sguardo obliquo, la testa decapitata del mio gatto.. Quell’amore, al primo tragico chiarore del giorno. La luna che scompare nel baratro, la frase contraria al pensiero, il vento caldo.
Ci sono i giganti prigionieri del fango, un fango bizzarramente arancione. Il colpo di rasoio e l’urlo, un urlo continuo e ripetuto nel campo di girasoli.
Il bacio arancione del mostro, la sua tristezza, la forza ignobile della sua gola.
Io voglio andare laggiù, dove nessuno oserà raggiungermi, fino dentro l’essenza di quel colore. Lì dove la puzza d’orina è così forte. Lì dove riposano l’una dentro l’altra due menti giustiziate.
Quella terribile musica è il respiro del colore, il suo autentico perché. Nel culo e nella testa il bruciore, la luce assassina sulla strada del ritorno. La frenata brusca, il colore del bagliore prima che il cuore interrompa il suo battere.
L’amore, l’amore di che, l’amore di cosa? La cattiveria sublime di una chiavica di sentimento. Devo ridirlo mille volte ancora.
Voglio uccidere ancora, ancora inginocchiarmi, pentirmi ancora. E ricominciare, e pregare tanto, e correre e correre.
Scavare e scavare, strappare e strappare. Arancione senza scampo e ovunque. Riderne fino a scoppiare.
Buchi ovunque dentro di me, buchi sorgenti dai quali sgorgano enormi quantità di quell’arancione liquido e velenoso.
C’è la testa del pappagallo, l’accetta e lo sguardo obliquo, la testa decapitata del mio gatto.. Quell’amore, al primo tragico chiarore del giorno. La luna che scompare nel baratro, la frase contraria al pensiero, il vento caldo.
Ci sono i giganti prigionieri del fango, un fango bizzarramente arancione. Il colpo di rasoio e l’urlo, un urlo continuo e ripetuto nel campo di girasoli.
Il bacio arancione del mostro, la sua tristezza, la forza ignobile della sua gola.
Io voglio andare laggiù, dove nessuno oserà raggiungermi, fino dentro l’essenza di quel colore. Lì dove la puzza d’orina è così forte. Lì dove riposano l’una dentro l’altra due menti giustiziate.
Quella terribile musica è il respiro del colore, il suo autentico perché. Nel culo e nella testa il bruciore, la luce assassina sulla strada del ritorno. La frenata brusca, il colore del bagliore prima che il cuore interrompa il suo battere.
L’amore, l’amore di che, l’amore di cosa? La cattiveria sublime di una chiavica di sentimento. Devo ridirlo mille volte ancora.
Voglio uccidere ancora, ancora inginocchiarmi, pentirmi ancora. E ricominciare, e pregare tanto, e correre e correre.
Scavare e scavare, strappare e strappare. Arancione senza scampo e ovunque. Riderne fino a scoppiare.
Buchi ovunque dentro di me, buchi sorgenti dai quali sgorgano enormi quantità di quell’arancione liquido e velenoso.
3 commenti:
Carissimo....piacere ritrovarti :-)
Un blog che, per chi non ti conosce ancora, non sara' dimenticato facilmente :-)Buona Fortuna per questa tua nuova avventura :-)
maya
Qui ti chiami Lisa Bernardini, e sono lieto di accoglierti nel mio nascondiglio
Leggo la tua presentazione
fotografia, sogni e deliri.
Proprio un bel posto al sole!
Che poi il sole lo si può sempre reinventare, mancando. E non necessariamente giallo o rosso...siccome i colori godono di molte proprietà; come i deliri :))
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