Il bianco e il nero. Il nero. Lo scarlatto, il rosso primario e il blu di Parigi, il viola. Il verde cobalto e l’ocra rossa. Il grigio piombo. Il grigio perla, il verde muschio e il verde veronese. L’indaco, l’indaco, l’indaco.
Il giallo di Napoli, il bruno Van Dyck, l’amaranto e il malva. Il giallo Senegal,il ruggine, il verde bottiglia. Il sabbia. Il verde oliva. E il viola ritorna. E la iattura.
L’insalata e la girandola. Il sogno ad occhi aperti e quello ad occhi chiusi. Il guazzabuglio, l’incubo e il coltello a serramanico. La confusione, la sua bellezza.
E le parole e gli sputi, le urla.
L’evolversi, il silenzio e i vuoti. Stonature.
E i gesti, e i guasti ripetuti e ossessivi.
Della follia il rumore, la voce, il nettare. Calcinacci, un gioco a non distinguere, un muto domandare, un tentativo di peggiorare e confondere volutamente. Uno scucire e non ricucire: Un vomitare. La festa di compleanno dei contrari e dei reietti.
Muffe, escrescenze curiose, intelligenti interiora e bugie. Magie.
E l’insonnia e il fango e di seguito il fuoco. E l‘acqua sporca e il rantolo e la festa. Questo uomo ha tante facce, è vittima e carnefice, ha anima di belva, è cattiveria sublime, è aquila e rettile. E’ lupo, è ragno e squalo. E’inoltre pipistrello. E’ piranha e maiale e tartaruga. E’ il sogno feroce della viltà e della rivincita. E’ il traditore, è la voragine. E’ il Cristo. E’ l’eco della maledizione. E’ il Vudù.
La possibilità, il canto della solitudine, della disperazione l’ebbrezza. E’ una ferita che non è possibile rimarginare, è il dispetto e la ferocia di un bambino, è di se stesso la tenerezza. E’ la bellezza e la malattia. Un vuoto a perdere, l’amore che abbraccia tutto, anche la morte.
Il blu pavone, il blu cobalto, il seppia, il prugna, il terra d’ombra bruciata, il grigio fumo, il lacca solforino. Sempre il viola un’altra volta.
Questo sono io.
Il giallo di Napoli, il bruno Van Dyck, l’amaranto e il malva. Il giallo Senegal,il ruggine, il verde bottiglia. Il sabbia. Il verde oliva. E il viola ritorna. E la iattura.
L’insalata e la girandola. Il sogno ad occhi aperti e quello ad occhi chiusi. Il guazzabuglio, l’incubo e il coltello a serramanico. La confusione, la sua bellezza.
E le parole e gli sputi, le urla.
L’evolversi, il silenzio e i vuoti. Stonature.
E i gesti, e i guasti ripetuti e ossessivi.
Della follia il rumore, la voce, il nettare. Calcinacci, un gioco a non distinguere, un muto domandare, un tentativo di peggiorare e confondere volutamente. Uno scucire e non ricucire: Un vomitare. La festa di compleanno dei contrari e dei reietti.
Muffe, escrescenze curiose, intelligenti interiora e bugie. Magie.
E l’insonnia e il fango e di seguito il fuoco. E l‘acqua sporca e il rantolo e la festa. Questo uomo ha tante facce, è vittima e carnefice, ha anima di belva, è cattiveria sublime, è aquila e rettile. E’ lupo, è ragno e squalo. E’inoltre pipistrello. E’ piranha e maiale e tartaruga. E’ il sogno feroce della viltà e della rivincita. E’ il traditore, è la voragine. E’ il Cristo. E’ l’eco della maledizione. E’ il Vudù.
La possibilità, il canto della solitudine, della disperazione l’ebbrezza. E’ una ferita che non è possibile rimarginare, è il dispetto e la ferocia di un bambino, è di se stesso la tenerezza. E’ la bellezza e la malattia. Un vuoto a perdere, l’amore che abbraccia tutto, anche la morte.
Il blu pavone, il blu cobalto, il seppia, il prugna, il terra d’ombra bruciata, il grigio fumo, il lacca solforino. Sempre il viola un’altra volta.
Questo sono io.
4 commenti:
Senza fiato davvero.
Grazie della tua visita Anonimo
Che bella questa descrizione...sto leggendo anche se non sembra, ci sono...
katia
Che bello rileggerti Katia !!
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