giovedì 1 novembre 2007

Il numero cinquantasei e la sua magia


E quando lei mi dice “Ti amo”, io cosa faccio, come mi barcameno? Mi metto a guardare la luce dei lampioni. Io sto attento a non mettere i piedi nella pozzanghera. Cerco le chiavi della macchina e quasi mi le trovo. Mi sforzo di ricordare a che ora potrebbe essere l’appuntamento con il commercialista. Vedo un amico camminare dall’altra parte della strada, lo chiamo, ma lui se ne frega. L’ho chiusa la finestra? Dovrei forse telefonare a un idraulico. E la bolletta del telefono? Se non la pago domani va a finire che me lo staccano.
E quando lei mi passa delicatamente una mano sulla faccia, io cosa mi trovo a fare?
Io penso che dovrei finalmente farmi vedere da un dermatologo. Domani andrò dal meccanico, posso pagare con un assegno. E la gastrite? Già, la gastrite! Ma questa sera cosa mi perderò in televisione?
E quando lei appoggia le sue labbra sulle mie?
Io cerco il fazzoletto per soffiarmi il naso, ma dove caspita l’avrò messo? La lettera l’ho poi scritta? La multa è sicuro che l’ho pagata? La polvere la odio, non ci dormo la notte. Dalla polvere io sono invaso.
E quando m’infila una mano nella camicia io cosa faccio?
Devo cercare assolutamente quel numero di telefono, a costo di mettere sottosopra la casa. Maledetti pezzi di carta e maledetta casa,
Oggi è giovedì, quando decido di fare la spesa è sempre giovedì ed è sempre tutto chiuso. Allora io mi metto a pensare al cotechino intensamente.
E’ tardi, è sera,piove. Lei ha tanto mal di testa. Lei vuole restare a dormire da me. Entra nel bagno e si prepara per la notte. E cosa faccio io?
Io mi metto a trafficare con il lampadario. Lo giro e lo rigiro, lo smonto. Smonto anche la radio, armeggio col riscaldamento. Faccio delle cravatte l’inventario, sono cinquantasei esattamente. Sono talmente fiero delle mie cinquantasei!
Lei è già nel letto, è nuda. Ed io cosa faccio io?
Il pavimento della cucina non è perfettamente pulito. E tutto quel grasso sui fornelli? Mica posso aspettare domani. Ci do dentro e mi faccio una bella faticata.
Lei mi ha aspettato a lungo. Lei si rialza e mi viene a prelevare. Lei mi accompagna per forza tenendomi per la mano in camera da letto. Continua ad essere completamente nuda. Mi lava e mi rilava, e si sofferma.
E cosa intendo fare io?
Cerco di ricordare l’esatta ubicazione di un negozio di elettrodomestici. Mi ritorna in mente il cotechino, dilaga. E la segreteria telefonica? Mi sono dimenticato di accenderla. Mi domando che me la sono comprata affare.
Lavato e profumato, lei mi è sopra, la sua lingua insidia la mia pancia..Ed io, cosa faccio io?
Mi sono inoltre dimenticato di caricare la sveglia. Mi sono dimenticato di chiudere le serrande prima e le tende dopo. Forse sarebbe meglio indossare il pigiama celeste. Non quello con gli elefanti, ma quello con le farfalle piuttosto. Mi stavo dimenticando persino di defecare.
Lei è ancora su di me, ed ora scende decisa fino all’inguine. Qualcosa passa da me a lei, qualcosa mi abbandona. Ed io cosa faccio?
Cerco, ma non trovo nulla da fare. Non posso far altro che restare lì dove sto, attonito e supino. E lei non ha intenzione di spostarsi, di interrompere anche momentaneamente l’operazione. Continua imperterrita a sfilarmi ogni essenza, impietosa, fino al mattino.
Fino a quando, con tono diverso, mi ordina di mettere il caffè sul fuoco.
Io di mio non riconosco più niente. Io non riesco nemmeno a dire. Lei, durante la notte, mi ha succhiato via ogni pensiero da esibire.
Un altro ordine. Ma questa volta lo sento lontano e confuso, si mischia alla voce che esce dalla radio, ancora perfidamente funzionante. Quell’insalata di parole arriva micidiale e confusa nel mio vuoto e sottomesso cervello.
Il caffè è pronto, anche il minestrone, e così il latte con la cipolla e la mostarda con le fragole. E di seguito ecco un grande coltello da cucina nella mia mano. Perplesso lo guardo, perplesso mi dirigo da lei. Io ai suoi ordini.
Ma cosa trasmette la radio, ma lei cosa sta dicendo precisamente?
Una dopo l’altra, cinquantasei coltellate. Cinquantasei come il numero delle mie cravatte. Ed ecco il potere anti ipnotico della matematica. Ed ecco l’improvviso risveglio, la chiarezza e la lucidità, il riaffiorare allegro delle cose mie.
Ancora una volta il piacere di tutte le mie meticolose faccende.

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