martedì 6 novembre 2007

Per colpa di una tromba


Non riuscire a mangiare, deperire poco a poco per colpa di una tromba, pare impossibile, inammissibile, molto improbabile. Pare, ma non è.
Un violino, tempo fa, un altro po’ e mi riduceva in fin di vita. Con la carne attaccata alle ossa , il sangue in colla, un buco profondo e puzzolente all’altezza dell’ombelico.
Figurarsi una tromba che effetti può avere sulle mie ossa fatte di psiche.
Non è stato un amore casuale, ma una schiavitù germogliata e discesa da un secondo misterioso piano di un misterioso palazzo a un misterioso incrocio in una misteriosa foschia. Può essere anche colpa di una radio, i medici non lo escludono, può benissimo essere.
Tutti lo sanno che qualcuno spia, che qualcuno fiacca, divide, perseguita e sfruguglia i musicofissati.
Tu esci con alcune delle più belle note del tuo sonno nella testa e ti metti ignaro a camminare. Sei seguito e fotografato e anagrammato, sei spogliato, istupidito, centrifugato. Lo sei ogni qualvolta pesti le strisce pedonali, oltrepassi i semafori e appoggi i glutei su note di carburante, e mentre ti accodi ad interminabili file di valige ventiquattrore. Cartelloni pubblicitari, vetrine di negozi, farmacie, studi notarili, banche, grandi firme e grandi schermi. Solo non sei lasciato mai. Qualcuno, dietro di te, o a te di fianco, saggia il terreno in attesa, del peggio nel peggio se il peggio col peggio.
Ci si nasce dipendenti d’altronde. D’altronde due chitarre mi hanno entusiasmato per nove lunghi mesi, distogliendomi dallo sforzo di mettere la testa fuori dalla pancia di mia madre. Quando poi la luce l’ho dovuta guardare a viva forza, le due chitarre si sono involate. Da qui l’itinerario dei guai del sottoscritto.
Una vita di amori travolgenti, ma sovrapposti, ma poco chiari, ma allucinati, ma morbosi, ma.
Ma una breve emozione vibrante e feroce non fa male. Ma se perdura sei costretto a costringerti.
C’è dunque da morire se mi separano da questa tromba. O se lui di lui si dimentica di soffiarci ancora.
- E allora suonala tu –
- Io con le mie rinunciatarie budella? –
- E allora, l’unico rimedio possibile è quello di tenere in vita e sempre in buona salute il suonatore –
- Ma fattene una ragione, sorridi e tieni presente che, alle brutte, potrai morire in concerto–
Così si resta ammalati e si progredisce consigliati, La tonsillite si evolve in appendicite, l’appendicite si gonfia in epatite, l’epatite si perfeziona in sifilide, la sifilide in sifilide in sifilide.
- O forse, o più semplicemente, ti sei innamorato del suonatore, e non del suo strumento –
Per associazione e per prolungamento. Certo che senza la tromba quell’uomo è un pedone, è un second’ordine, è una merda qualunque.
Uomo con tromba ha tutto un altro suono. Eppure ammala, isola e distrae dai fatti. Uomo con tromba potrebbe trattarsi di strategia omicida.
Lei, così squillante, sfacciata e arrogante, si fa viva quando si accorge dei miei pensieri da gabinetto, quando addento un bicchiere, quando giro intorno, quando mi manca veramente poco, quando sulle montagne, quando sull’albero e dentro il vento. Quando l’angolo sinistro della bocca si piega.
Non bisogna più ascoltare musica. Pianoforte è anticristo, batteria è lucida follia. L’organo che non si nomini neppure, sventure di secoli ricompaiono.
Non bisogna più ascoltare musica? E’ come dire che non bisogna più bere acqua bensì piscio di tarantola.
Con il pollo lesso potrei tentare, con la mozzarella al gratin, con la tortura del fegato alla veneziana e il cervello lesso con piselli. Con il famoso e sempre vincente inguacchio di patate, con il cavolo nero insieme alla trippa. Nulla vale di più della mia tromba ben lucidata.
Altro rimedio è sbattere la mia immaginazione contro il muro, raccomandando l’assenza assoluta di ritmo. Ma anche l’assenza assoluta di ritmo è musica.
Allora con l’indifferenza, con l’autoipnosi, con il silenzio filtrato scrupolosamente, così che non passi nemmeno una microonda dell’oltretomba nemmeno.
Sputo tutto e richiudo. Vero, sano e meraviglioso sadismo, un capolavoro, un male blindato. Un comandamento.
- Se non mi mandano al concerto, se la tromba e lui, se io non posso un’altra volta ascoltarli, se io senza la loro saliva… Mi spaccherò la testa, mi vendicherò –
Ed eccomi a lanciare la mia testa, con felice ferocia nella testa, ubbidiente e sorridente sgretolandomi la testa.
E tutto il resto è merda di falso, e tutto il resto non c’è mai stato. Io rinnego e m’incastro.
- Io e l’uomo tromba siamo amanti e complici. Conosco ormai tutti i suoi spartiti a memoria, curarmi non serve a niente. Ma si capisce che le cure addosso a me sono inutili, scivolano. Ma chi l’ha detto che ci si deve curare per forza? E chi l’ha detto che i malati sono malati? -
Finiamola, non ho reni da vacca, sono invertebrato, mi piego su me stesso, sono fatto d’orecchie e niente più. E per di più ci tengo a dire che il tacere è sano. Perfettamente mi rendo conto che il piacere è…che io dovrei…che opportuno sarebbe.
- Almeno il ronzio di una mosca, un tarlo, il mio respiro, uno starnuto, uno sputacchio. Perché nemmeno quello? –
Correggersi per correggersi, offrirsi, decapitarsi, rioffrirsi inchiodato a una croce.
Spingo questo doloroso sogno sano benessere incubo di sughero, dei salvi ossia redenti aspiranti, giustamente sulla via, inodori, completati e illibati giustamente.
- Un momento, ho letto da qualche parte che contro la tromba funziona solamente l’alchimia. Con aggiunta di zabaione –
La tromba, l’ago, la vena, il caldo nella gola, i dolori nella schiena, la voglia e la voglia, i sogni. La tromba. L’eroina.

Nessun commento: