mercoledì 7 novembre 2007

Mangio e mi metto a ballare


Lei giace perché è volata giù dalla roccia. Ci si è lanciata giù, ci si è lanciata mentre sui tavoli del ristorante ballavano il sirtachi, mentre io la guardavo e sgranocchiavo forse un gambero.
Volava giù nel nero ed io a seguirla, ed io nel domandare, a tampinare anche in quel brutto momento. Immerso in un bicchiere certamente di vino.
- Nel mezzo della cena ?-
- Col matrimonio appena all’inizio ? -
- Così senza spiegare? -
- Fermati e spiega ! -
- E sbrigati che ti schianti ! –
- Prima di sfracassarti parla –
- Forse che la torta nuziale t’ha fatto proprio male? –
- E del bambino che si fa ? -
- E’ stato lui a farti sbilanciare? –
- Mi hai spinto tu. M’hai sposato, ecco come hai fatto, adesso scusami che devo crepare, manca poco che arrivo giù in fondo –
Nel buio e nel volo all’ingiù mi ritrovo una ciocca dei suoi capelli in mano. Per un secondo perché poi mi sfuggono. Poi di un seno solamente la punta, che mi scivola immediatamente via. Poi del naso la punta, ma il suo moccio solamente mi rimane. Infine del suo sedere un lembo, che bel sedere, che pensiero avvolgente. Ma nel buio seguente niente più.
E così urlo cercando con le mani.
- Altre domande ho da farti –
- No, sono morta stecchita, adesso non si può –
Il chiasso del ristorante, la ribellione rumorosa dell’immaginazione. Una chiassosa festa nel baratro nero. Qui così come faccio a spiegarmi, devo in fretta alzare di più la voce. Spiegarmi con la morte non è uno scherzo.
- E colpa della macchina fotografica. E’lei che t’ha ammazzato, io non c’entro –
Il buio chiassoso non mi vuole rispondere, cerco ancora la sua testa con le mani, trovo niente, sabbia.
E questa roba? Pomodori di mare? Qualcosa liscio e umido si lascia trasportare avanti e indietro sulla linea dell’acqua
- Le tue budella ho preso?
- Le tue budella? Mio figlio allora? –
Se è così devo cercare dove si trova la testa. Mentre cerco e non trovo, mentre ancora palpeggio quella cosa molliccia. Ma del bambino niente, ma di lei nemmeno. E così parlo e mi rispondo da me.
Il matrimonio una fregatura di sacramento. Il prete ubriaco, il pranzo e quel furibondo mal di stomaco premonitore. Le tue gambe chiuse con il vinavil, quella dose ingerita di bile e vino bianco. Il bacio di Giuda e la mia torta in terra. Il bambino quando come e di chi. E ancora tante volte nel gabinetto rinchiusa .
Il chiasso del ristorante aumenta ed io mi ritrovo a riscavalcare il parapetto che mi separava dal baratro, nelle mani ho qualcosa, il qualcosa lo metto nel piatto. Mangio e mi metto a ballare

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